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Il Cineturismo in Toscana

Il Cineturismo in Toscana

Il fenomeno del Cineturismo in Toscana e tutte le pellicole girate negli ultimi 50 anni

Partendo dal presupposto che "un film è sempre l'inizio di un viaggio", il “cineturismo”, rappresenta, oggi, un originale ed affascinante occasione per conoscere le locations e i sets cinematografici alla scoperta di quei territori che sono stati immortalati dai più celebri registi nazionali ed internazionali e per rivivere le emozioni suscitate dal grande schermo. In riferimento all’Italia, si può senza ombra di dubbio affermare che il cinema ha rappresentato in passato, e rappresenta ancora oggi, l'industria culturale del paese più conosciuta ed apprezzata al mondo. Sulla scia dell’esperienza di altre realtà straniere, l’Italia ha capito l’importanza di sfruttare il Cinema per favorire lo sviluppo turistico ed economico dell’intero paese e di alcuni territori in particolare, generando cultura intorno ad essi. Un esempio eccellente di questo fenomeno di “marketing turistico”e del suo prender sempre più piede è quello della Regione Toscana in cui operatori del settore quali Consorzi di Promozione Turistica, Agenzie e Tour Operators hanno costruito “ad hoc” veri e propri itinerari turistico/culturali intorno al fenomeno. Ecco in sintesi una serie di luoghi che ripercorrono le location più famose.

Luoghi toscani nelle pellicole cinematografiche. Tutti i film girati nella regione più bella d’Italia

L’immagine della Toscana generalmente percepita all’estero è quella di un territorio caratterizzato da campagne coltivate ad ulivi e girasoli e dolci colline con cipressi che concorrono a dipingere una cartolina piuttosto stereotipata. Questa tendenza è rintracciabile soprattutto in pellicole straniere dove il cliché vuole che aspetto paesaggistico, atmosfere, odori colori e sapori bucolici facciano da sfondo a love stories da romanzo. E’ questo il caso della commedia Under the Sun of Tuscany di Audrey Wells, cui va il merito di esser riuscita a comunicare allo spettatore il lifestyle ed il clima che il turista internazionale potrà trovare nelle cittadine di Cortona e Sansepolcro. Alla vita e all’amore, pur se con diversa accezione, sono dedicate le commedie “Camera con vista” di James Ivory ed “Io ballo da sola” del maestro Bernardo Bertolucci: che sia contrastato o adolescenziale, il sentimento viene propiziato dalla bellezza del capoluogo fiorentino, nel primo caso e nello scenario lussureggiante di Gaiole in Chianti, nel secondo.   La fotografia della pellicola di Bertolucci, in particolare, affidata all’iraiano Darius Khondji (Seven), si caratterizza per un uso delle luci che rimandano alle tele degli esponenti del movimento pittorico fauve. La Toscana non è solo questo ed è così che altri registi hanno spinto il loro sguardo più in profondità, donando allo spettatore un’immagine inedita, non convenzionale del territorio e dei suoi abitanti. Fotogrammi facenti riferimento all’immenso patrimonio artistico del territorio fatto di dipinti, statue e costruzioni architettoniche sono presenti nel film drammatico “Il Paziente Inglese” di Anthony Minghella ma anche nella “Sindrome di Standhal” del maestro italiano del brivido Dario Argento, film ambientato nientedimeno che nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Follia ed omicidi la fanno invece da padroni nel thriller “Hannibal” di Ridley Scott, la più grande produzione cinematografica di tutti i tempi, realizzata in Toscana. Il sequel del già noto “Silenzio degli Innocenti” rende omaggio alla città di Firenze ed alle sue splendide locations (Ponte Vecchio, Piazza della Signoria, Galleria degli Uffizi e Lungarno) rappresentate però in modo cupo e sanguinario. Per chi volesse ripercorrere i luoghi della pellicola, meritevole di visita è il Palazzo Capponi della Rovinate in Via dei Bardi, in cui Hannibal Lecter, alias Antony Hopkins, vive come latitante sotto il falso nome del colto bibliofilo Professor Fell. Nonostante la trama romanzata la pellicola contiene diversi riferimenti storici reali: in particolare, in una scena girata a palazzo Vecchio Lecter uccide l’ispettore Rinaldo Pazzi (Giancarlo Giannini), discendente di Francesco de’ Pazzi, scaraventandolo fuori da un terrazzino che s'affaccia sulla Loggia de' Lanzi. Secondo le memorie storiche della città con la stessa modalità e nello stesso luogo, venne giustiziato Francesco de’ Pazzi nell’anno 1478. In un altro fotogramma Rinaldo acquista, presso Ponte vecchio, un braccialetto per tendere una trappola all’assassino; storicamente questo ponte è noto per essere sede delle celebri botteghe orafe sin dall’anno 1594. Oltre che per films di carattere storico-romanzeschi, il territorio toscano si è rivelato particolarmente adatto anche per ricreare ambientazioni magiche e fantastiche. E’ questo il caso del film “New Moon”, appartenente alla saga “Twilight”, in cui i piccoli borghi medievali di Montepulciano e Volterra sono stata scelti come locations perfette per ricreare luoghi dal sapore gotico. Il film originario ed il sequel, avendo generato un vero e proprio fenomeno di costume, hanno attratto i giovani fans stranieri, amanti della vampire story, nei luoghi delle riprese per conoscere tutti i retroscena della pellicola. La Toscana però è anche dramma nel film “Il Prato” dei Fratelli Taviani e cinismo goliardico mescolato a tragedia ne “Il Sorpasso” di Dino Risi e in “Amici miei” di Mario Monicelli. Di tutt’altro tenore e spessore sono le commedie di registi toscani come Leonardo Pieraccioni, ambientate nella provincia toscana: fra queste, “Il ciclone”, campione d’incassi nella stagione ’96-’97, è stato girato fra i borghi di Laterina, Poppi e Stia. Quella dei registi toscani è in genere una comicità leggera e talora irriverente, ma anche spunto di profonde riflessioni sui problemi del nostro tempo e sul significato della vita. Invenzione narrativa e impegno sociale pervadono infatti le commedie del regista Paolo Virzì. Un omaggio alla sua città natale è presente in “Ovosodo”, in cui a fare da sfondo a storie di ordinaria miseria c’è la Livorno industriale con l’omonimo quartiere popolare ed il porto. Una menzione particolare va a Roberto Benigni che ha girato le scene più memorabili del film “La vita è bella”, Premio Oscar nel 1997, tra Arezzo, Castiglion Fiorentino, Cortona e Montevarchi. L’autore-regista, pur avendo scelto fin dagli esordi il genere commedia, in questo film ne ha impiegato il registro narrativo per affrontare il tema della Shoah senza offendere la sensibilità di chi, sopravvissuto, è stato direttamente o indirettamente toccato dalla tragica esperienza. Attraverso l’emozionante storia della famiglia di Guido, Dora e del loro figlio Giosuè Benigni ha voluto rendere omaggio ad una frase del testamento del politico e rivoluzionario russo Lev Trotsky che recita « La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore». La morale del film, dunque, è che la vita, nonostante gli orrori compiuti dal regime nazista e da tutti i totalitarismi in genere, è bella in quanto la paura e la tragedia contengono il germe della speranza che resiste a tutto, anche alla morte e alla distruzione.

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